È un'importante sede religiosa, essendo anche una delle tre cattedrali dell'arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado... #tuttitaly
La Chiesa di San Cristoforo Martire, situata nel cuore di Urbania, rappresenta il principale luogo di culto cattolico della città e funge da Concattedrale per l’Arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado. Con origini che risalgono all'antica abbazia benedettina del IX secolo, questa chiesa ha attraversato secoli di storia, testimoniando la fede e l'arte della comunità locale.
La ristrutturazione dell'edificio, avvenuta sotto la direzione dell'Abate Commendatario Cardinale Bessarione nella seconda metà del XV secolo, ha dato nuova vita alla struttura e ha visto il trasferimento delle reliquie del Santo, conservate in un raffinato reliquiario creato nel 1472. Ogni anno, durante le celebrazioni patronali del 25 luglio, i fedeli possono venerare queste reliquie.
Nel 1636, la chiesa divenne cattedrale. Ulteriori lavori di restauro, commissionati dal vescovo mons. Deodato Baiardi nel Settecento, portarono a una trasformazione in stile neoclassico, progettata dall’architetto Giuseppe Tosi. Elementi architettonici distintivi, come l'antica torre campanaria medievale e la facciata elaborata nel 1870, raccontano la storia architettonica di questo luogo sacro.
L’interno della concattedrale colpisce per la sua grandezza e bellezza. Elementi vanvitelliani si intrecciano con l'imponente altare maggiore in marmo policromo, realizzato dal vescovo Giuseppe Fabretti, e il pregiato Crocifisso ligneo di Pietro da Rimini, risalente al 1320. La ricchezza artistica continua con affreschi, dipinti e un coro intagliato in noce che abbellisce le pareti absidali.
Accanto al battistero, celebre per il fonte battesimale del 1747, si trova un presepe in maiolica che arricchisce ulteriormente l'atmosfera di devozione.
La Concattedrale di San Cristoforo Martire, con il suo patrimonio artistico e la sua vitale funzione culturale e spirituale, rappresenta un essenziale punto di riferimento per Urbania e un eloquente testimone della storia marchigiana.
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